Dagli Sforza ai Visconti. La vita di Corte in Mostra a Palazzo Reale



A Palazzo Reale è possibile rivivere l’atmosfera del’ “età dell’oro” di Milano e della Lombardia visitando la mostra “Arte lombarda: dai Visconti agli Sforza”, aperta  fino al 28 giugno.

Più di 250 oggetti esposti nelle sale ricostruiscono la civiltà delle signorie a Milano, dall’inizio del Trecento, quando Azzone Visconti prese stabilmente il potere, diventando una delle città più importanti d’Europa, fino al momento dell’invasione francese che mise fine all’autonomia del ducato sforzesco. 

L’esposizione delle opere si svolge attraverso una serie di tappe, in ordine cronologico, scandite dal riferimento al nome del signore al potere: Azzone, Galeazzo, Bernabò, Giangaleazzo, Filippo Maria Visconti; Francesco Sforza, Galeazzo Maria, Ludovico il Moro. Evidente nel susseguirsi delle sale il ruolo della corte milanese nella committenza delle opere, quale punto di incontro di artisti locali e forestieri come Giotto, Bramante e Leonardo. 

Sala dopo sala risulta evidente la vivacità culturale durante i due secoli in cui le dinastie dei Visconti e degli Sforza dominarono Milano: una densità di produzioni artistiche, dalla pittura alla scultura, dall’oreficeria al ricamo, dai libri miniati alle vetrate. 


Si possono ammirare opere provenienti da importanti musei italiani e stranieri di artisti illustri: Giovanni di Balduccio, il Maestro di Viboldone, Bonino da Campione, Giovanni da Milano, Giusto de’ Menabuoi, Giovannino de’ Grassi, Michelino da Besozzo, il maestro Paroto, Francesco Zavattari, Bonifacio Bembo, Pisanello, Gentile da Fabriano, Vincenzo Foppa, Zanetto Bugatto, il maestro di Chiaravalle, Gottardo Scotti, Giovanni Antonio Amadeo, Bernardino Butinone, Bergognone, e i leonardeschi Boltraffio, de Predis e Zenale.

La mostra, inserita tra gli eventi EXPO 2015, si ispira, nel titolo e nel periodo, a quella organizzata nel 1958 al piano nobile di Palazzo Reale che segnò un momento importante nel riconoscimento del patrimonio artistico lombardo. 

@Stefania Cappelletti

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