Con Ermanno Olmi nel Cuore di Milano



“Per la gente che vive nelle cittadine e nei paesi della Lombardia, intorno alla grande città, Milano significa soprattutto il posto di lavoro”, Ermanno Olmi su Milano, “Il posto”, girato nel 1961.

E’ un’alba nebbiosa, la schighera è fitta e odorosa: Domenico, partito da Meda, guarda dal finestrino del treno la campagna che muta avvicinandosi al centro urbano. Il treno si ferma alla stazione di Cadorna, affollata dai pendolari: eccolo il nuovo mondo da scoprire.

Domenico, timido e attratto da Milano come da Antonietta, che insieme a lui è venuta in città per un colloquio e attende di ottenere il tanto desiderato posto di lavoro, attraversa una città sempre in fermento: moderna ma antica, carica di storia e fascino.
E come fece lui, oltre quarant’anni fa, anche noi ci vogliamo infilare le scarpe di Domenico e percorrere la città.

Giù dal treno! Piazza Cadorna, affollatissima e trafficata.
Colpisce con il moderno palazzo delle Ferrovie Nord, costruito solo qualche anno prima delle riprese del film, nel 1956.
Ora la piazza antistante la stazione ha cambiato aspetto, con l’inaugurazione nel 2000 della statua di Claes Oldenburg “L’ago e il filo”, omaggio alla laboriosità di Milano e anche al ruolo fondamentale che ricopre nel mondo della moda.

Scendiamo in metropolitana. Domenico non avrebbe potuto fare il nostro stesso percorso: Olmi, infatti, ha girato il film in contemporanea ai lavori per la costruzione della prima linea milanese.

La cinepresa ci mostra la piazza trasformata in un enorme cantiere che crea, come si dice a Milano, un gran rebellott tra auto e pedoni che aspettano impazienti di muoversi:  sullo sfondo si vede la Torre Snia Viscosa, il primo vero grattacielo di Milano realizzato nel 1937 da Alessandro Rimini; Palazzo del Toro, iniziato nel 1935 e terminato nel 1939, su commissione della compagnia assicurativa Toro&Excess, dall’architetto Lancia in uno stile intermedio tra razionalismo e novecentismo.

Dalla caotica Piazza San Babila i due giovani ragazzi, tenendosi per mano percorrono corso Venezia ricca di magnifici palazzi e giungono ai Bastioni di Porta Venezia. Abbandonati i rumori dei lavori e del traffico, si sente il dolce cinguettio degli uccellini mentre Domenico e Antonietta passano attraverso gli alberi di fronte alla bellissima Torre Rasini, realizzata tra il 1933 e il 1934 su progetto di due grandi architetti come Emilio Lancia e Giò Ponti, in stile “Novecento”.
La costruzione, in realtà, è divisa in due parti: il Palazzo e la Torre. Il Palazzo, in marmo bianco, è alto 6 piani, mentre la Torre, in mattoni a vista, è costituito da 12 piani e arriva ad un’altezza di 50 metri.
Per riposarci un po’ ci vorrebbe un bel pranzo in Latteria come fanno i nostri due protagonisti, ma oggi le latterie sono state soppiantate da bar e ristoranti all you can eat e si è perso un po’ quel momento anche di convivialità che nasceva dal sedersi ad una tavola con altre persone magari sconosciute.

Cala la sera nel film, Domenico e Antonietta hanno finito tutte le verifiche e i test per essere assunti. Olmi ha girato le scene di interni nel palazzo dell’Edison, in Foro Bonaparte, dove a partire dagli anni ’50 aveva lui stesso lavorato realizzando decine di documentari industriali per l’azienda.
Noi per raggiungere Foro Bonaparte decidiamo di attraversare i giardini di Palestro, tra alberi secolari e statue di artisti, garibaldini e giornalisti: prima d’uscire in piazza Cavour si passa, infatti, davanti alla statua che rappresenta il famoso giornalista Idro Montanelli.

Percorriamo Via Manzoni fino ad arrivare in Piazza della Scala e prendiamo Via Verdi, costeggiando proprio il Teatro della Scala e ammirando la splendida chiesa barocca di S. Giuseppe, realizzata da Francesco Maria Richini agli inizi del ‘600, e il Palazzo delle Colonne, ampliamento del palazzo detto “Ca’ de Sass”, sede in origine della Cassa di Risparmio delle Province Lombarde.

Proseguiamo per via Brera, sbirciando le vetrine della gallerie d’arte e arrivando davanti alla celebre Pinacoteca nel cui cortile domina la statua di Napoleone di Canova.
Qui troviamo anche uno dei locali storici di Milano: il Bar Jamaica, aperto fin dal 1921, frequentato da artisti, scrittori, poeti e ovviamente pittori, come Raffaellino De Grada, Lucio Fontana, Piero Manzoni, Giuseppe Ungaretti, Salvatore Quasimodo, Luciano Bianciardi. Anche il vate della beat generation, Allen Ginsberg amava passare i suoi pomeriggi tra i tavoli del Bar Jamaica.

Giusto un cordiale...solo per riprendersi e poi, come dice Domenico: “io vado a piedi, sono solo due fermate fino alla stazione Nord”.

@Stefania Cappelletti

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