Muybridge il Fotografo del Movimento da Creval

Fino al 1° ottobre la Galleria del Gruppo Credito Valtellinese ospita la mostra “Muybridge Recall” dedicata al fotografo che influenzò con le sue immagini Degas e gli artisti del suo tempo, anticipando la nascita del cinema. 

Di origini inglesi, Eadward Muybridge iniziò la sua attività fotografica immortalando la bellezza del Parco Nazionale di Yosemite, ma fu la curiosità di un uomo d’affari a spingerlo a sperimentare con l’apparecchio fotografico e a studiare come catturare sulla pellicola il movimento. 

Muybridge decide di verificare l’ipotesi secondo cui, nel galoppo, tutte e quattro le zampe del cavallo risultano contemporaneamente sollevate dal suolo: posiziona, quindi, lungo il percorso 24 fotocamere, i cui otturatori sono collegati ad altrettanti cavi, azionati dal cavallo durante il suo passaggio al galoppo; ottenne così una sequenza di immagini che documentavano con incredibile precisione il movimento del cavallo, dimostrando che per alcuni istanti l’intero corpo restava sollevato dal terreno. 

Queste immagini divennero presto famose e furono molti gli artisti, tra cui Degas, che compresero l’importanza della fotografia come strumento di documentazione della realtà rispetto alla sola capacità visiva. 

Dopo i cavalli, gli uccelli in volo, gli animali dello zoo di Philadelphia, Muybridge prese come soggetto l’uomo: subito divennero celebri i suoi nudi in movimento, fotografati su uno sfondo con una griglia disegnata, mentre correvano, salivano le scale o portavano secchi d’acqua. 

Grazie alla collaborazione con l’Università di Pennsylvania, il fotografo riuscì a costruire lo Zoopraxiscopio, uno strumento, simile allo Zoetropio, che consentiva di proiettare le immagini, rendendole così visibili ad un piccolo pubblico, mettendo così le basi per la nascita del cinema. 

Nel percorso espositivo è stato ricostruito il set che Muybridge usava per gli scatti in piano sequenza. 

La mostra è arricchita anche da due docufilm di Paolo Gioli, “L’assassino nudo” (1984) e “Piccolo film decomposto” (1986). 

Ingresso libero. 

@Stefania Cappelletti

Commenti

Post più popolari