Marlene Dietrich in Rassegna allo Spazio Obedan

Il fascino e la bravura di Marlene Dietrich in rassegna al Mic di Milano dal 30 settembre al 21 ottobre 2016 con 15 pellicole che raccontano l'inarrestabile e folgorante carriera di quest'icona del cinema.

L’omaggio si compone di un documentario e 14 lungometraggi tra cui L’angelo azzurro di Josef von Sternberg, Capriccio spagnolo, o; Disonorata, dove la Dietrich interpreta una prostituta ingaggiata dai servizi segreti come spia, algida e coraggiosa ma non immune all’amore; Marocco, grande storia d’amore fra una cantante di cabaret e un legionario; Shangai Express, struggente storia di un amore ritrovato; e infine Venere bionda, in cui a quella della Dietrich si affiancano le magistrali interpretazioni di Herbert Marshall e Cary Grant in un intreccio familiare pieno di fraintendimenti.

Non potevano mancare due film di Billy Wilder dove la Dietrich è protagonista: Scandalo internazionale, irridente e amara commedia in cui il regista mette alla berlina il puritanesimo USA alle prese con la Germania, sconfitta e in rovina e Testimone d’accusa, thriller ad alta tensione che abbina supense e colpi di scena, inganni ed equivoci.

Infine, L’infernale Quinlan, in cui la Dietrich vi recitò un po’ per caso, come racconta la leggenda; uno in cui la diresse Fritz Lang, il grande western Rancho Notorius; uno sotto la regia del maestro del suspence Alfred Hitchcock, Paura in palcoscenico e infine un titolo diretto da Henry Koster, Il viaggio indimenticabile, dove la Dietrich recita per la seconda volta affianco a James Stewart.

A completare il programma, il documentario Marlene Dietrich – Her Own Song.


Così il curatore:
Più di cento anni fa (1901), nasceva in Germania la più ambigua delle “femme fatale”, Marlene Dietrich. Di lei Ernest Hemingway, suo grande amico, disse: «Se non avesse nient’altro che la voce potrebbe spezzarti il cuore. Ma ha anche un corpo stupendo e il volto di una bellezza senza tempo.» Dopo gli studi alla scuola Max Reinhardt di Berlino, la Dietrich iniziò a lavorare alternando teatro e cinema, ma in piccole parti. Finché a notarla non fu Joseph von Sternberg, che le affidò il ruolo di Lola-Lola, la cantante di cabaret in calze nere a rete che fa impazzire l’austero professor Unrath in L’angelo azzurro (1930). Da quel momento la sua carriera spiccò il volo. Trasferitasi a Hollywood in fuga dalla Germania nazista – e, benché a lungo desiderata, nel suo paese natale non sarebbe più tornata, meritandosi l’accusa di tradimento -, la Dietrich finì ben presto col diventare sinonimo di una figura femminile ammaliatrice, libera, disinibita, angelo e demone al tempo stesso. Una figura dotata di un ambiguo erotismo androgino, la cui mascolinità piaceva alle donne e la cui sensualità stregava gli uomini.


@Angela Pastore

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